La campionessa in carica dei giochi invernali del 2018 e della coppa del mondo 2021 ha infatti dimostrato ancora una volta il suo talento, ma soprattutto la stoffa di cui è fatta.
Il Quotidiano Nazionale ha definito la sua una “Olimpiade da leggenda”
Non tanto per aver sfiorato l’oro (perso per soli sedici centesimi), ma piuttosto per il fatto che Sofia ha dato tutta sé stessa in una finale che è arrivata soli 23 giorni dopo un incidente costatole la lesione del crociato anteriore e una micro frattura del perone della gamba sinistra.
E noi sappiamo benissimo cosa significa: un lungo stop da allenamenti e soprattutto gare
Beh, non per lei. Perché si sa, un campione non è altro che un atleta che non ha mai smesso di crederci. E la nostra trentenne bergamasca non ha smesso di credere nel suo sogno olimpico nemmeno per un istante.
Ha affrontato con grinta tutto il percorso di riabilitazione che era possibile in questi pochi giorni, credendo più che mai nel suo sogno a 5 cerchi, e si è presentata ai cancelletti di partenza con la determinazione di chi sa già che venderà cara la pelle.
Vedi, il fascino dello sport secondo me è proprio questo. Queste storie di persone comuni che compiono imprese straordinarie, spinte da un sogno che nessuno vede. Tranne loro. Quel sapore anche un po’ romantico di scontri epici al limite delle possibilità umane, e a volte anche oltre
E sono sicuro che comprendi molto bene quello che sto dicendo
Questa vicenda però mi ha fatto riflettere su un punto.
Quante volte capita che i nostri allievi, delle classi o peggio personal, si facciano male e siano costretti a fermarsi?
Proprio come Sofia, ma senza la spinta motivazionale di un oro olimpico a portata di sci
Certo, i nostri allievi non si schiantano contro una recinzione a 160km/h come è successo a lei.
Ma alla fine, il risultato non cambia.
Riflettici un momento. Pensa a quante volte ti è capitato che i tuoi clienti lamentassero dei dolori durante gli esercizi
Lo sai che cosa significa se quel cliente si fa male non è vero?!
Tralasciando il discorso di responsabilità civile, la conseguenza più diretta è il lungo stop dagli allenamenti. Che per te significa un lungo stop dagli incassi che quel cliente ti porta
E sto parlando della migliore delle ipotesi, quella in cui una volta guarita quella persona torna ad allenarsi con te.
Ma diciamoci la verità, non è una bella pubblicità quando un cliente si fa male mentre si allena con te. La palestra è piccola e in un attimo tutti lo sanno.
E probabilmente quel cliente non si fiderà più di te.
Anche se entrambi sappiamo che non è colpa tua. Probabilmente non ha seguito le tue indicazioni o semplicemente si è trattato di un incidente
Poco importa.
TUTTAVIA
Seppure spesso non puoi impedire che le persone si facciano male, puoi quanto meno ridurre di quasi la metà il rischio che succeda.
Uno studio pubblicato nel 2015 su Injury Epidemiology attesta che la lesione più comune in palestra è dovuta a traumi distorsivi e da stiramento. Per l’esattezza il 46,1% di tutti gli infortuni.
Traumi che durante la laurea in fisioterapia ci hanno insegnato a prevenire tramite l’allenamento della flessibilità muscolare e della mobilità articolare
Ecco perché ho sempre dedicato molto spazio all’allenamento della flessibilità e mobilità dei miei clienti. E ti posso assicurare che nessuno di loro ha mai subito un infortunio o un’articolazione dolorante.
(Certo, se non si contano i DOMs, ma quelli fanno parte del gioco)
C’era solo un grande problema: inizialmente molti lo trovavano noioso.
E quindi i miei sforzi sono andati anche nella direzione di renderlo piacevole e divertente.
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